giovedì 9 maggio 2013

In ricordo di Peppeniell Impastato


Ricordare i morti, soprattutto i morti degli altri, è il primo passo per renderli immortali. Farli nostri, quei morti, significa trasformare quei nomi in macigni indistruttibili.
Caro Peppino io non ti conosco, non eri un parente, né un conoscente. anzi quando te ne sei andato, io in questo mondo, manco c'ero nato. ti ho conosciuto qualche anno fa, ma tu probabilmente non lo sai...insomma, sì, eri già ossa e polvere, più che pelle e pensieri, quando t'ho conosciuto...quando ho conosciuto il tuo nome, le tue parole, i tuoi pensieri, tu proprio non sapevi più parlare, non potevi più pensare e il tuo nome, più che essere pronunciato, poteva essere solo letto su un rettangolo di pietra bianca.
Io e te nun ce sapimm, peppì ma te voglie ben comm nu fratell e i tuoi cento passi sono anche i miei e lo saranno anche quando non saprò più camminare, non saprò più parlare o pensare e quando pure io, come e te, sarò più ossa e polvere che pelle e pensieri!

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